Perché
l’onomastica.
L’inizio
di uno studio rigoroso e sistematico dell’antroponomastica si può far risalire
all’opera di E. De Felice (Dizionario dei cognomi italiani - DCI) uscita nel
1978.
Scrive
a tal proposito G. Caracausi nel primo volume del suo “Dizionario onomastico
della Sicilia” (I, XXV): “Da quando l’onomastica ha assunto la dignità e il
rigore di scienza storico-comparativa, è stato spesso e autorevolmente ripetuto
come sia necessario raccogliere il più gran numero di testimonianze
documentarie per risalire … alla forma più antica del nome sottoposto ad
analisi per non cedere al fascino di assonanze ingannevoli”.
Da
ciò si evince il ruolo importantissimo della storia per l’antroponomastica.
Scrive infatti De Felice nella Introduzione alla sua opera (p. 11) : “Il linguista
– e necessariamente specialista di onomastica - … è ben consapevole di fare
sincronia e insieme diacronia, descrizione e insieme storia, e di fatti o
processi non esclusivamente e a volte neppure prevalentemente linguistici, ma
anche culturali, sociali e economici e quindi politici, e anche di geografia
umana.”
L’onomastica,
come del resto la toponomastica, si caratterizza per l’assenza di funzione
significativa, ma mentre la prima è mobile per cui è difficile individuarne il
centro di diffusione, la seconda è statica. Diversa è anche la loro
produttività: molto sviluppata la prima con molti alterati, derivati, ecc.,
quasi nulla quella della seconda. (Caracausi, I, XXVI).
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